La Memoria è Giustizia!

"Oggi non mi sento di studiare ma lo voglio fare lo stesso, sento che lo devo a persone come Enza, lo devo a tutti quelli che hanno sofferto e sono morti, perché attraverso di me il loro sacrificio innocente possa sopravvivere nella mia memoria. Non perché pensi di poter essere migliore, ma mi sembra che il fatto che oggi io sappia di quei morti sia già una giustizia. Finché non saranno dimenticati, finché i loro nomi rimarranno nella storia del nostro Paese, le loro vicende raccontate nelle scuole, sulle loro tombe verranno portati dei fiori, allora avranno giustizia. Finche noi condanneremo nel nostro cuore e nei nostri tribunali, anche molti anni dopo, gli assassini e lotteremo per affermare la verità dei fatti, allora avranno giustizia. Oggi come non mai sento che la memoria è giustizia"

(dalla sceneggiatura del corto sulla strage di S.Anna di Stazzema)

CORTOMETRAGGI REALIZZATI:

      

      

      

Il senso di un percorso
Merlo Giancarlo

Le vicende della Shoah e della Resistenza sono state sovente indagate dagli storici e illustrate da testimoni diretti attraverso memorie e ricordi. Il senso profondo di queste ricerche resta però il passaggio di memoria da una generazione all’altra degli avvenimenti, ma soprattutto del senso e del valore di quanto accaduto, per la realtà di oggi e per la costruzione del futuro. Una questione che riguarda tutti, in quanto cittadini, ma implica una particolare responsabilità rispetto ai più giovani. Per questo è essenziale il lavoro scolastico, volto a fornire agli studenti (ed anche agli adulti) non solo qualche notizia, ma gli strumenti per entrare in questa storia in modo consapevole e attivo.

La ricerca storica per crescere cittadini

Il lavoro didattico sottostante questo progetto si inserisce in un percorso di ricerca e didattica della Storia che la Scuola Media Vida persegue nella propria offerta formativa e curricolare. In particolare contribuisce allo sviluppo di alcune competenze chiave di cittadinanza previste alla fine del primo ciclo scolastico.

  • Imparare ad imparare: la ricerca storica monografica incentrata di volta in volta su un evento che deve essere inserito in un quadro generale fa sì che i ragazzi i ragazzi imparino ad organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione.
  • Progettare: inseriti in una situazione di ricerca per loro nuova i ragazzi utilizzano le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultatiraggiunti.
  • Collaborare e partecipare: la modalità di ricerca interattiva obbliga i ragazzi ad interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità.
  • Individuare collegamenti e relazioni: il prodotto finale di divulgazione pubblica, sia esso multimediale o cartaceo, richiede una grande capacità di sintesi e sistematizzazione dei contenuti analizzati in modo da esprimere il proprio pensiero in forma chiara concisa.
  • Acquisire ed interpretare l’informazione: la metodologia dal testo, alle fonti ai testimoni diretti consente ai ragazzi di acquisire ed interpretare criticamente l'informazione ricevuta valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti eopinioni.
  • Comunicare: una delle finalità di questo percorso didattico è quello di creare un prodotto compiuto capace di rappresentare ed esprimere il percorso di ricerca e le conclusioni raggiunte.

Dalle conoscenze alla formazione della persona

La mia fortuna, quando ho iniziato il lavoro di insegnante nel 1991, è stata quella di inserirmi in una realtà scolastica, quella della Scuola Media Vida di Alba, molto attenta, non solo alla trasmissione seria, precisa e metodologicamente corretta delle conoscenze, ma anche alla formazione globale della persona attraverso il pensiero critico, la riflessione sui contenuti e l’espressione creativa delle conoscenze.

In questa prospettiva da alcuni anni i ragazzi, soprattutto delle classi terze, erano abituati ad incontri con i testimoni di quella tragedia ancora così vicina che è stata la Seconda Guerra Mondiale.

Tra i tanti testimoni non posso non ricordare Angelo Travaglia, uomo di pace e di grande generosità che ha speso non solo grandi risorse, ma l’intera vita a raccontare la sua tragedia e quella di tanti uomini e donne per educare alla giustizia, al perdono, al rispetto della dignità di ogni uomo. Mi piace la definizione di lui data da Renato Vai nella prefazione al volume di Paolo Stacchini: “Da anni il suo volto, segnato dalla sofferenza patita, si intreccia con centinaia di volti di giovani studenti per trasmettere con umiltà un patrimonio di insegnamenti di indiscusso valore. Un patrimonio racchiuso nel ricordo di orribili baracche, di camere a gas, di forni crematori e maturato nella memoria di uno dei tanti lager nazisti dell’orrore, del disonore e dell’incalcolabile sofferenza[1].

Di Angelo che parla ai ragazzi non abbiamo molte riprese video, allora difficilmente realizzabili, abbiamo però le sue diapositive e la sua voce. Le abbiamo raccolte nel cortometraggio “151837” che prende il titolo dal numero di matricola di Angelo a Dachau. Il video è una rielaborazione di documenti precedenti come il lavoro multimediale del Liceo Dal Pozzo di Cuneo del 1992 e di un insieme di interventi realizzati da Angelo nelle varie scuole della Provincia di Cuneo negli anni novanta.

    Nel primo anno di insegnamento alla Vida, grazie al clima di collaborazione e condivisione di idee che trovai fra i colleghi, mi inserii in un lavoro fortemente voluto dal Preside Dott. Domenico Viberti e iniziato l’anno prima dai professori D’Amico Giuseppe, Rosso Elisa, Negro Bartolomeo e Guercio Eugenio, intitolato “Una Scuola si racconta”, che è confluito poi nel corto “Voci di pietra VS assassini di carta”. Si tratta della storia dell’edificio della scuola Vida, un oratorio giovanile trasformato in prigione di tortura dei RAP (Reparti Anti Partigiani). Il corto diventa l’occasione di analisi e critica del revisionismo storico recente. Così le testimonianze rese ai ragazzi da Paolo Farinetti, Libero Porcari, Don Michele Balocco, Amedeo Castagnotti, Francesco Marengo sono state un’importante opportunità per far crescere nella giusta consapevolezza di quello che è stato il periodo della Resistenza. Dal giorno in cui ho collaborato a quel lavoro ho sempre voluto tener fede a questo percorso.

    Altri momenti significativi di questo percorso didattico ed educativo sono stati i progetti realizzati negli anni successivi con il sostegno della Dirigente Scolastica Silvana Carbone e negli ultimi quattro anni con la Dirigente Gabriella Benzi, ed al contempo con l’incontro con Renato Vai e l’Associazione Padre Giuseppe Girotti. Sono nati così importanti lavori di ricerca:

  • Causa dell’arresto aiuto agli Ebrei. Documentario sulla vita e l’opera del Beato Padre Giuseppe Girotti con interviste filmate di repertorio a Libero Porcari, Giuseppe Gastaldi, Giorgio Diena, Don Angelo Dalmasso, Giuseppe Berruto.
  • La memoria è giustizia. Intervista a Enza Neri. La rappresaglia di Sant’Anna di Stazzema
  • Ci sono dolori che non hanno tempo. Demetrio Castelli, Carlo Cavallotto, Agostino Morando martiri a Pollenzo. Intervista a Franco Cavallotto.
  • Ai bambini una carezza. I 20 bambini di Bullenhuser Damm. Intervista a Eugenio Guercio. Liberamente tratto dal libro: Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti… di Maria Pia Bernicchia e dal Documentario Rai “Rose bianche su sfondo nero” del regista Gianluca Miligi.
  • La ripubblicazione de La tortura di Alba e dell’Albese, il diario scritto dal Vescovo Grassi con note al testo ed approfondimento.
  • Il cortometraggio e il libro Come Stelle nel Buio! quei ragazzi che rifiutarono il saluto al Duce, che racconta una vicenda locale significativa e poco conusiuta.

Per una nuova didattica della storia

La riflessione su una nuova didattica dell’insegnamento della storia ha generato, partendo dal mondo accademico ed universitario, ricadute positive sulle riforme dei programmi e degli ordinamenti scolastici e sulla formazione dei docenti. 

  • Superamento del manuale che diventa l’asse cronologico su cui basare la ricerca.    “è opportuno mettere in discussione lo stereotipo per cui per molti studenti la storia è il manuale, facendo percepire le semplificazioni a cui l’autore del manuale è costretto per mantenere una struttura narrativa coerente e come l’oggettività del manuale sia in realtà la sommatoria di inclusioni esclusioni e letture interpretative fortemente connotate dalla personalità e dalle convinzioni, dalle scelte storiografiche dell’autore. Il che non significa la svalutazione del manuale, ma la sua ridefinizione come uno strumento da utilizzare con cautela per quello che può dare fino a quando altri strumenti non consentano di entrare meglio nel problema che si affronta”.[2]
  • Andata e ritorno dalla dimensione globale a quella locale e viceversa (analisi di avvenimenti significativi a livello locale, recupero della memoria attraverso l’incontro intergenerazionale, analisi ed interpretazione di documenti reali, raccordo con avvenimenti mondiali). La “naturale” appartenenza degli studenti ad una società di massa rende loro difficile individuarne i caratteri e soprattutto individuarla come una società che ha una storia di cui sono soggetti. Le esemplificazioni vengono tratte per lo più dalla storia d’Italia, ma con un gioco di comparazioni continuamente ricercato con la storia europea, e in senso lato occidentale. La sperimentazione condotta dice, almeno per ora, che questo è l’ambito didatticamente efficace a costruire sequenze concettuali padroneggiabili da parte degli studenti, grazie anche alla forza di motivazione che scatta quando percepiscono che ha in qualche modo a che fare con il loro stare nel presente. [3]
  • L’incontro con i Testimoni: “Il lavoro di ricerca storica elaborato in combinazione da insegnanti, ragazzi, testimoni ha un senso perché aiuta a scoprire in modo concreto e popolare (ossia non riservato agli “addetti ai lavori”) il valore della memoria. La memoria fa luce sulla storia, ce la rende più vicina e concreta, legata a volti e vicende delle quali possiamo ritrovare i segni sul nostro territorio, nelle nostre case. D’altra parte la storia inquadra la memoria, senza la storia i ricordi restano patrimonio dei pensieri e degli affetti individuali, si trasformano e talora si confondono, perdono i riferimenti e infine svaniscono con le persone... Grazie all’inquadramento storico memorie e documenti possono acquistare un significato più ampio e preciso, hanno un valore in sé, ma allo stesso tempo rimandano a qualcos’altro, ci dicono della complessità e varietà della storia. Le memorie ci raccontano fatti reali, ma ci comunicano anche giudizi, valori: da esse affiora una “sapienza di vita” da confrontare con la nostra.[4]
  • Co-progettazione del percorso formativo e didattico: L’importante fin dall’inizio è far acquisire come un dato normale della relazione didattica la possibilità di discutere gli argomenti che vengono presentati e far accettare come un dato positivo la possibilità che esistano più letture della stessa questione sia da parte del docente, sia da parte degli studenti. [5]
  • Trasversalità e interdisciplinarietà dell’insegnamento della storia nella formazione globale della persona: La storia offre ciò che nessuna altra disciplina può offrire: di attraversare l’intera esperienza umana, non solo conoscitiva, ma nel suo farsi. Il suo statuto incerto consente di avvicinare discipline e conoscenze che altrimenti resterebbero estranee all’universo conoscitivo degli studenti. Concorre a costruire linguaggi e a renderli comprensibili, concorre soprattutto a riconoscersi in un cammino che solo la storia può, con tutti i suoi limiti, raccontare … Una didattica della storia così concepita in modo dinamico ed esistenziale con valenza formativa trasversale libera da quelle modalità di apprendimento piatto e semplificativo della realtà che, insieme alla carenza di informazioni, inevitabilmente espongono lo studente, nel proseguimento della sua formazione, al rischio di un tasso di ideologizzazione elevato o, specularmente, al rischio della banalizzazione e della genericità. [6]

La scelta del documentario storico

                  Il percorso di ricerca negli anni si è espresso attraverso la forma del documentario storico. Nel cortometraggio i ragazzi si inseriscono da protagonisti dando ad ogni lavoro un loro contributo sia nella narrazione delle vicende che nella presenza nei video, presenza spesso silenziosa, fatta semplicemente di volti e di sguardi. La scelta del cortometraggio ed in particolare del documentario storico è stata fondamentale per la realizzazione di alcuni obiettivi didattici:

  • Ricostruire vicende storiche attraverso l’analisi monografica di singoli episodi per fare memoria e favorire la comprensione consapevole di determinati periodi.
  • Consentire ai ragazzi di rivivere in prima persona le vicende studiate e di apprendere facendo e non solo attraverso i libri.
  • Offrire ai ragazzi le opportunità più adeguate per esprimere le conoscenze acquisite attraverso un prodotto culturale compiuto.

Con il tempo è stato possibile sviluppare una metodologia di lavoro interdisciplinare standardizzata che prevede i seguenti passaggi:

  • Incontri e videointerviste con i testimoni.
  • Approfondimenti di ricerca storica.
  • Visione di videointerviste conservate nell’archivio scolastico o di documentari esistenti (ad esempio Rai Storia).
  • Stesura a gruppi di idee e contenuti da inserire nel cortometraggio.
  • Riprese video filmate.
  • Montaggio video condiviso e scelte di regia.
  • Incontro pubblico, animato dai ragazzi della scuola, con proiezione del video e momenti di riflessione nell’ambito delle commemorazioni cittadine.

Un percorso che continua

In cantiere ci sono altri lavori: la suggestione di questo cammino di conoscenza e di condivisione è che non ci sono protagonisti, ma solo persone che studiano e lavorano insieme. Così i ragazzi si succedono negli anni, allo stesso modo gli insegnanti e i Dirigenti si alternano. Senza il contributo di una scuola intera tutto questo non sarebbe possibile. È questo il grande miracolo che avviene nella scuola per insegnanti e allievi: diventare persone migliori insieme.

 

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[1] Paolo Stacchini, Un uomo. Angelo Travaglia, Vicoforte, ed. Stilgraf,1997.

[2] [3] [5] [6] Claudio Dellavalle, Nuove prospettive per la ricerca e la didattica della storia. Torino, 2008, in  http://www.storiaindustria.it/convegni/incontro_di_studio.shtml

[4] Vittorio Rapetti, La memoria ed il racconto. valori, possibilità  e limiti per fare storia, in  - Scuola Primaria e Secondaria “Andrea Monchiero” di Pocapaglia, Una generazione narra all’altra. Memoria, storia, territorio e didattica, Acqui T., EIG, 2009, p. 20-34